1. Nessuna lavorazione del terreno. Ovvero niente aratura, né capovolgimento del terreno. Per secoli i contadini hanno creduto che l’aratro fosse indispensabile per incrementare i raccolti. Eppure non lavorare la terra è di fondamentale importanza per l’agricoltura naturale. La terra si lavora da sé grazie all’azione di penetrazione delle radici e all’attività dei microrganismi e della microfauna del suolo.
2. Nessun concime chimico o compost. Ottuse pratiche agricole impoveriscono il suolo delle sue sostanze nutritive essenziali causando un progressivo esaurimento della fertilità naturale. Lasciato a sé stesso, il suolo conserva naturalmente la propria fertilità, grazie all’azione della vita vegetale e animale che lo costituiscono.
3. Nessun diserbante, né erpici. Le piante spontanee hanno un ruolo specifico nella fertilità del suolo e nell’equilibrio dell’ecosistema. Come norma fondamentale dovrebbero essere controllate (per esempio con una pacciamatura di paglia o la copertura con trifoglio bianco), ma non eliminate del tutto.
4. Nessun impiego di pesticidi. Per effetto di pratiche innaturali come l’aratura e la concimazione, si sviluppano piante deboli e le malattie e gli squilibri fra insetti rappresentano un grande problema in agricoltura. La natura, lascia fare, è in equilibrio perfetto. Insetti nocivi e agenti patogeni sono sempre presenti, ma non prendono mai il sopravvento fino al punto da rendere necessario l’uso di prodotti chimici. L’atteggiamento più sensato per il controllo delle malattie e degli insetti nocivi è avere delle colture vigorose in un ambiente sano e diversificato.
5. Conservare e implementare la biodiversità. Le coltivazioni intensive su grande scala hanno diminuito la biodiversità. Sia quella legata alle specie coltivate e al suolo, sia quella legata agli ambienti naturali che tradizionalmente si intercalavano ai campi. Si sono creati così paesaggi omologati ed ecosistemi agricoli geneticamente poco attrezzati per affrontare eventuali minacce date cambiamenti climatici o attacchi patogeni. Le coltivazioni Secondo Natura sono considerate parte integrante del sistema ambiente con cui interagiscono in uno scambio fisico e chimico di elementi. La biodiversità è essenziale sia nel campo che intorno ad esso. È quindi fondamentale il mantenimento di boschi, siepi, aree umide, prati e corsi d’acqua naturali in modo da compensare i servizi ecosistemici che un campo coltivato solo parzialmente riesce a fornire.
6. Ottimizzare l’uso dell’acqua. L’agricoltura è responsabile del prelievo del 70% dell’acqua utilizzata dall’uomo e gran parte di quest’acqua viene restituita inquinata da sostanze organiche e prodotti chimici. È fondamentale usare solo l’acqua necessaria e solo dove serve per non depauperare i fiumi e le falde sotterranee. Le coltivazioni secondo natura, risparmiano l’acqua utilizzata solitamente a seguito degli interventi chimici di pre-semina e copertura (lavaggio delle risaie); inoltre I sistemi naturali associati ai campi coltivati secondo natura, grazie ad una copertura vegetale ben strutturata, agiscono come fasce di protezione. Sono in grado di trattenere l’umidità del suolo e dell’aria, diminuendo l’evapotraspirazione dei campi, diminuiscono l’erosione del suolo, aumentano l’infiltrazione dell’acqua alimentando le falde, diminuiscono e intercettano il percolamento della sostanza organica e sono in grado di condizionare la circolazione atmosferica aumentando le precipitazioni locali. |